OPPO è fortemente convinta che i prodotti di alta qualità siano la chiave per conquistare la fedeltà dei clienti e per questo motivo, prima di commercializzare i suoi smartphone, li sottopone a rigorosi controlli qualità. Tra questi abbiamo dei rigorosissimi test di resistenza, che vengono effettuati nel QE Reliability Lab, un laboratorio che la Green Factory ha aperto proprio per questo scopo.
In occasione del lancio di OPPO F21 Pro, in Italia noto come Reno7, l’azienda ha voluto svelare al mondo quali sono questi test, e per farlo ha preso in considerazione proprio il suo ultimo smartphone. Per realizzare la sua scocca posteriore l’azienda ha preso in esame diverse migliaia di texture diverse, di cui ne ha inviate 6 alla divisione ricerca di mercato e poi ne ha scelta una sola in pelle. La scocca del Reno7 è realizzata in pelle e fibra di vetro e non richiede supporti interni per essere usata come pannello posteriore del dispositivo.
Per chi si stesse preoccupando per la durevolezza di questo materiale, è stato testato strofinandoci sopra con un tampone imbevuto di alcol 5.000 volte, una gomma per cancellare 10.000 volte e un pezzo di jeans 200.000 volte. Sono stati inoltre effettuati dei test che simulano anni di usura, lacerazioni e altri incidenti per capire quanto lo smartphone possa danneggiarsi prima di rompersi e cosa causa danni estetici.
E’ stato quindi effettuato un test di caduta da un metro di altezza invece degli 0,8 metri che sono lo standard dell’industria, facendo cadere lo smartphone su tutti e 6 i suoi lati, su 8 angoli e 12 bordi dalle 12 alle 24 volte. Inoltre lo smartphone è stato lasciato cadere da 1,5 metri di altezza in 3 test di resistenza estremi. Il device è stato inoltre fatto cadere su una superficie abrasiva senza cover né pellicole protettive applicate.
OPPO l’ha inserito in una custodia lunga un metro che gira a 3,5 rivoluzioni al minuto: dopo 15 giri è stato simulato l’equivalente di 150 cadute da un metro. Per testare la resistenza all’acqua il Reno7 è stato sottoposto alla simulazione di una pioggia pesante con 10 litri d’acqua al minuto che cadono a 75 gradi, nonchè immerso sotto 20 cm d’acqua per 30 secondi e poi asciugato: lo smartphone ha ottenuto la certificazione IPX4. Dopo 3 giorni l’unità è stata smontata per controllare se l’acqua è entrata all’interno ed ha corroso componenti.
Il terminale è stato poi inserito in una camera speciale che mantiene una temperatura specifica e un determinato livello di umidità per diversi giorni. Per la precisione è stato tenuto al 95% di umidità e a 65° C per 14 giorni, sia acceso che spento. Un test di temperatura lo ha invece tenuto acceso per 300 ore con temperature da 75 °C a -40 °C. Poi è stato spruzzato con acqua salata dalla salinità del 5% per 2 ore mentre si trovava a 50 °C di temperatura con il 95% di umidità, rimanendo del tutto funzionale senza segni di danni esterni.
OPPO Reno7 è stato tenuto in una stoffa con sudore artificiale per 24 ore ed è stato anche esposto per 24 ore a determinati cosmetici. Alcuni di questi test di resistenza vengono effettuati su tutti gli smartphone OPPO, mentre alcuni altri solo su questo dispositivo (perlopiù quelli che riguardano le sue caratteristiche uniche, come quello sulla pelle). La Orbit Light, ad esempio, che è presente solo su questo e alcuni altri device, è stata testata per verificare che i LED intorno alla fotocamera durino oltre 50.000 ore accesi. Insomma: degli smartphone a prova di bomba.