Dopo Huawei, anche Xiaomi è entrata nella lista nera degli Stati Uniti. L’amministrazione Trump, 5 giorni prima dell’insediamento di Biden, ha inserito il colosso cinese nella blacklist delle aziende che secondo gli USA hanno legami con l’esercito cinese. Il provvedimento riprende una legge del 1999 secondo la quale il Dipartimento della Difesa è tenuto a stilare una lista delle società possedute e controllate dall’esercito cinese.
La lista è stata stilata nel 2020 con 20 aziende incluse: tra queste c’era Huawei e ora si è aggiunta anche Xiaomi insieme ad altre 9 aziende cinesi. Almeno per adesso, però, gli utenti dei dispositivi del brand possono tirare un sospiro di sollievo: le restrizioni non sono gravi come quelle imposte a Huawei e non intaccano l’utenza ma solo partner e investitori.
Cosa comporta il “ban” di Xiaomi
Le conseguenze dell’inserimento dell’azienda cinese nella lista nera degli USA si possono riassumere in due punti:
- Le aziende e gli altri soggetti americani non possono più investire in Xiaomi.
- Gli investitori statunitensi saranno costretti a cedere le loro partecipazioni entro l’11 novembre 2021.
A differenza di quanto accaduto con Huawei, non c’è alcuna revoca della licenza di Android e i servizi Google continueranno ad essere preinstallati sugli smartphone della casa produttrice, se è questo che vi stavate chiedendo. Inoltre le aziende statunitensi potranno continuare a fornire senza problemi i componenti necessari per la produzione dei dispositivi. Ma naturalmente non è possibile escludere altri provvedimenti che inaspriscano quello già preso da Donald Trump.
Il motivo per cui il provvedimento è diverso da quello preso per Huawei deriva dal fatto che Xiaomi è stata inserita nella lista nera del Dipartimento della Difesa che impedisce gli investimenti da parte dei soggetti USA, e non in quella del Dipartimento del Commercio che invece impedisce di avere rapporti commerciali con le aziende americane senza autorizzazione degli USA. Huawei è invece presente in entrambe le liste.
La blacklist del Dipartimento della Difesa include aziende di vario tipo, tra cui realtà del settore chimica, aviazione, settore aerospaziale, infrastrutture e telecomunicazioni. Sul perchè sia stata inclusa anche Xiaomi, la decisione potrebbe derivare dall’enorme fatturato recentemente conseguito dall’azienda nei settori IoT e dei servizi internet. Il timore sarebbe che attraverso questi settori e gli smartphone l’esercito cinese potrebbe operare attività di spionaggio.
Proprio dopo la decisione dell’amministrazione Trump, i titoli di Xiaomi nella borsa di Hong Kong sono crollati.
La risposta ufficiale
Xiaomi non ha tardato a fornire una risposta al “soft ban” e ha negato qualsiasi legame con l’esercito cinese. L’azienda ha dichiarato di aver rispettato la legge e di aver operato sempre in conformità con disposizioni e regolamenti nei Paesi in cui opera. L’azienda afferma anche di non essere una società militare comunista cinese e che prenderà misure adeguate per la protezione dei propri interessi e dei propri investitori. Vi riportiamo il comunicato ufficiale, tradotto in italiano.
Xiaomi ha sempre rispettato la legge e agito in conformità con le disposizioni e i regolamenti delle giurisdizioni dei Paesi in cui svolge la propria attività. La Società ribadisce che fornisce prodotti e servizi per uso civile e commerciale. Conferma inoltre di non essere posseduta, controllata o affiliata all’esercito cinese e di non essere una “Società militare comunista cinese” come definita dal NDAA. Xiaomi intraprenderà azioni appropriate per proteggere gli interessi della Società e dei suoi azionisti e sta esaminando anche le potenziali conseguenze di questo atto per avere un quadro più completo del suo impatto sul Gruppo. Ci saranno ulteriori annunci, se e quando Xiaomi lo riterrà opportuno.
E le altre aziende cinesi?
Ci sono rischi anche per OPPO e gli altri principali produttori cinesi di smartphone in futuro? Al momento è impossibile dirlo. Per ora Xiaomi e Huawei sono le uniche aziende coinvolte. C’è chi pensa che con l’arrivo di Joe Biden la situazione degli USA verso la Cina possa cambiare, ma non è affatto qualcosa di ovvio. Per adesso, comunque, non sono coinvolti altri produttori cinesi di dispositivi mobili e nessuno di essi ha i “requisiti” ricavati dalle decisioni dell’amministrazione Trump per entrare in una lista nera.